SUL FRONTE DELLA GRANDE GUERRA

Testo di Roberto Bobbio
Volontariato il mio? Non saprei. Certo una buona azione che metto in atto per me stesso e successivamente per gli altri con l’intenzione di trasmettere testimonianze forti dei nostri progenitori che hanno combattuto la Grande Guerra. Una buona azione volta a combattere, nel mio piccolo, la dispersione di reperti bellici, siano essi oggetti o racconti, che hanno tessuto la nostra storia. Testimonianze importante: La storia dei nostri ragazzi. Una passione che ha radici lontane quando nonna Rosa mi ammoniva”..se vediamo tornare per cena il nonno Cichìn ,con il mezzo toscano spento in bocca, mi raccomando,stiamo a sentire le sue storie da soldato;non interromperlo e mangia in silenzio”. Il sigaro spento in bocca era il segnale del “nervoso” che il nonno si era fatto a discutere di politica nazionale e locale,in quel di Carpeneto d’Acqui dove venivo posteggiato dai genitori per i canonici 4 mesi di vacanza estive,iniziando ,allora, la scuola ancora il 1°Ottobre. Ascoltavo tanto paziente quanto inorridito i resoconti del nonno(un mix di dialetto piemontese,sane bestemmie alla livornese e un po’ di italiano essenziale) sugli effetti delle esplosioni sulle postazioni di prima linea: il volare in aria di membra,teste e materiale vario per gli effetti dello spostamento d’aria; la sua particolare soddisfazione a verificare ,lui artigliere /scovolista, addetto all’inserimento del proiettile nella culatta del cannone 210mm, quando il tiro cadeva tra le righe avversarie, specialmente se di nazionalita’ “bosgnacca” militari, senza dubbio, pochissimo amati dal Francesco Bobbio.
Faceva riferimento puntuale ad una localita’ in particolare,tal Malga Camporossignolo,dove gli fu scattata una fotografia ,che lo ritraeva insieme ai suoi giovani commilitoni. E proprio con quella foto,accompagnai il nonno in quello che allora,negli anni 70,si definiva “il viaggio della memoria” dei reduci della Guerra Grande sui luoghi dove erano stati presenti e protagonisti.
Infatti, autista un mio papà con la mitica Simca 1100, il nonno Cichìn lo guido’ , fin dopo Asiago ad immergersi in un mare di rigogliosissime abetaie, che avevano recuperato il terreno sconvolto da esplosioni e disboscamenti coatti.
Ma nonostante la morfologia del terreno fosse evidentemente mutata,il nonno riusci’ ad individuare il crinale dove era dislocata la sua batteria, le piazzole dove erano posizionati i 210 mm,la cavernetta davanti alla quale ,nel 1918, era stata realizzata la sua foto-ricordo. E con mia grande emozione e soddisfazione,a mia volta ,gli scattai quelle che,storicamente,sono state le mie primissime foto di quella attivita’ di cronista –fotoreporter,fino a pochi mesi fa.
Successivamente,anni dopo, per realizzare un albero genealogico della famiglia,presi confidenza con la burocrazia degli Archivi di Stato per recuperare i fogli matricolari del nonno e dei suoi 3 fratelli,oltre ad eventuali corrispondenze e altre foto da cugini vari. Coincidente ,poi,il realizzare il fotoservizio alla cerimonia di consegna del Grifo della Citta’ di Genova a 2 concittadini ,arzillissimi vecchietti arrivati(nel 1999) al traguardo dei loro100 anni; mi indusse a chiedere e ottenere da loro la disponibilita’ a raccontarmi dei loro trascorsi in armi. Emozionato come a sentire i racconti di mio nonno,ho iniziato a mettere su nastro le loro dichiarazioni,anche con sedute plurime;loro a passare il tempo, io, ad immergermi in realta’ orrende,inimmaginabili ma superate da loro stessi con una serenita’ e rassegnazione che molto hanno influito nelle mie successive azioni e considerazioni sul vivere d’oggi. Sono stato concretamente aiutato dalla segreteria dell’allora Sindaco Campart a ottenere ,dall’Anagrafe,l’elenco dei residenti ,viventi, nati entro il 1899; ho velocemente recuperate le interviste di moltissimi ex combattenti,a vario titolo e operativita’ nella Guerra Grande. Commovente fu ,poi,la generosita’ di molti di loro a omaggiarmi di loro fotografie in divisa e molte corrispondenze,”..tanto,ai miei figli non gliene importera’ nulla dopo che saro’ morto!”.
Ho iniziato,cosi’,ad accumulare un sempre piu’ corposo archivio della memoria iconografica,frequentando,in seguito,molte occasioni di proposte di antiquariato ,ravattando sui banchetti ; in vecchie scatole dei biscotti Mellin dove,tradizione tutta italica,abitualmente si custodivano i documenti e le poche foto di famiglia. //L’avvento della rete ha facilitato i contatti di scambio di informazione e le possibilita’ di accedere a fondi e raccolte gia’ organizzate.
Ma la gioia piu’ intima rimane sempre lo scovare - nel mare magnum di carte, atti notarili, verbali di acquisto mangiati dalle tarme- il quadratino formato 4x5,sbiadito,con passpartout, riproducente il viso,la figura intera o un gruppo di elementi in divisa, il massimo con qualche riga di didascalia..
E,poi sopraggiunge la soddisfazione ,individuati i dettagli anagrafici riportati sul retro della foto, di cercare gli eventuali parenti superstiti per donare loro quella foto preziosa e inaspettata; il piu’ delle volte ottenendo in cambio altre foto del loro lontano avo e qualche cartolina.
Capita anche di trovare piu’ album di foto scattate dallo stesso autore(Ten. Giuseppe Bonino/Genova) e riuscire a decifrare con buona precisione i nomi scolpiti su alcune lapidi funerarie, ricercare dettagli anagrafici tra Fogli matricolari e svariati Uffici Demografici dei Comuni di nascita,sempre molto disponibili,nonostante le pessime nomèe; e cosi’, far conoscere a parenti discendenti dell’avo morto, addirittura la localita’ dove ora sia inumato mentre,fino ad oggi,essi avevano soltanto nota sfumata solo del suo decesso.
E’ immedesimarsi nella cultura del tempo;la loro professione di fede; il rigore nelle loro scelte,un utile stimolo a mantenere integro e saldo l’impianto sociale in cui sono immerso e per cui molti di essi hanno sacrificata la loro giovane esistenza.
Se volete contattare Roberto Bobbio lo troverete sulla pagina di facebook e prossimamente sul sito www.robertobobbio