IN FERIE,NEL PAESE DELLE PESTILENZE

testo di Donata Bonometti
Roberto Ravera è un primario di psicologia clinica della Asl di Imperia. Dieci anni fa al seguito di un missionario che si occupava dei bambini soldato ha conosciuto la Sierra Leone e la sua gente e non l'ha piu lasciata. Meglio: continua a lavorare in Italia e nelle settimane di ferie se ne parte e va laggiù. Anche quando, alcuni anni fa, era in atto una feroce epidemia di Ebola, lui, Roberto Ravera, era là.
Ha avvicinato l'orrore, bambini insieme ai maiali nel pantano, bambine vendute, bambini soldato che raccontano di aver sparato a donne incinte, estrarne il feto e lanciarlo. In Sierra Leone, paese con il piu alto tasso di mortalità infantile, con l'aiuto di volontari, ha costruito un centro di riabilitazione per minori abusati, con ferite violente,avvezzi alla violenza, alla guerra, alla prostituzione. Street boys. Lì, nel centro, vengono curati nel corpo e nell'anima. Perchè il governo gli ha concesso di occuparsi di psiche devastate solo a patto che ,con le sue forze, attivasse dei presidi ambulatoriali per donne e bambini soprattutto. Costruisce anche scuole perchè dice, occupandosi della salute mentale dei minori non si puo prescindere dalla loro educazione scolastica. Anche in un posto così arcaico e disgregante.
Dice "Abbiamo voluto portare in Sierra Leone un modello di intervento clinico, riabilitativo ed educativo nell’ambito della salute mentale per i minori. E lo facciamo con personale formato del posto, ben 25 in questi anni, perchè i nostri progetti in medio-breve termine, possano funzionare in modo autonomo. Li aiutiamo davvero a casa loro...".
E da laggiù ci rimanda un affresco impressionante "Siamo nel nostro ambulatorio nello slum di Kroobay, un sobborgo di Freetown: siamo qui con tutta la nostra equipe a dare assistenza medica a queste persone, che riceveranno anche i farmaci gratuitamente. (perchè in Sierra Leone ogni servizio è a pagamento compresa la sanità ndr) Si tratta di ottanta pazienti al giorno e ci ritroviamo mescolati in uno stanzone soffocante, messo a disposizione dal capo villaggio. Gli odori, i colori, le parole in Krio, le grida e i pianti dei bambini, gli sguardi..... Quando entriamo in questa bidonville di migliaia di anime ci accolgono con gioia perché oramai mi conoscono da molti anni. Siamo tra i pochissimi che vengono a Kroobay, luogo di epidemie di colera, tifo e malaria e di violenta emarginazione. Una fila sterminata di baracche e viuzze sudicie. Accogliamo in comunità diversi dei bambini di questo posto quando hanno bisogno di cambiare aria. Eppure veniamo con grande gioia qui e tutti i volontari che sono passati da questo luogo ne sono rimasti sempre colpiti. Credo che dipenda dal fatto che si avverte fortissima la sensazione di riportare, insieme alle cure, ai farmaci, ai sacchi di riso, un pò di umanità. A persone uguali nella nostra dignità..."
Il suo lavoro di volontario che mira al recupero mentale di questi giovanissimi si svolge anche dentro le carceri minorili dove adolescenti, per un reato spesso di relativa gravita, possono essere condannati a anni di detenzione
Eccoli questi ragazzi come lui li ha visti la prima volta, martoriati, senza avvocati, ma anche senza servizi igienici, senza scarpe, vestiti, sapone. Hanno avuto problemi di devianza, di droga, di abbandono, lui lo definisce un microcosmo di disperazione nella disperazione. E con i suoi volontari, con i suoi operatori, mette rimedio come può a questo orrore. Ha costruito camerate, servizi igienici , porta vestiti, scarpe, ma anche il conforto delle sue parole, ma anche strumenti di lavoro, per insegnare un mestiere, per quando, e se, riusciranno a lasciare l'inferno.
"Sogno di costruire una comunità terapeutica per adolescenti come loro che hanno problemi con la giustizia . Invece che stare qui dentro potrebbero stare in un posto dove curarli e riabilitarli, aggiungendo progetti di inserimento lavorativo. In Sierra Leone sono troppi i giovanissimi alla mercé degli adulti, sfruttati, abusati e costretti ad una marginalità senza speranza. Ho proposto tante volte questo progetto di un Centro Terapeutico per Adolescenti con problemi psico-sociali, ma con le autorità locali non si riesce a riscuotere nessun tipo di interesse. Per ora. Nel frattempo stiamo cercando strade di un possibile finanziamento... vedremo!"
I finanziamenti. Già. Nessuna istituzione pubblica lo ha mai affiancato ma molti privati e qualche istituzione straniera sì. Persino i genitori di ragazzi morti tragicamente, nell'Imperiese, lo hanno seguito sempre. Seguendolo anche come volontari in Sierra Leone. Ritrovando così una genitorialità perduta. E' credibile lui, è piu che credibile la sua opera. Per questo vi diamo gli estremi delle sue due iniziative che troverete su internet per sostenerle, se vorrete.
FHM è l'onlus fondata in Italia per sostenere i suoi progetti in Africa
RRCR che sta per Ravera Children Rehabilitation Center è l'organizzazione non governativa con sede in Sierra Leone che segue il centro di accoglienza e cura di Freetown
Una ultima annotazione . Curando, questi giovanissimi piu che maltrattati Ravera con i suoi ha attivato progetti di ricerca sul trauma emotivo dal punto di vista neurofisiologico in collaborazione con il Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Parma....un gruppo di ragazzini è stato osservato (e comparato) nel periodo peggiore dell'ebola, non contagiati, sopravvissuti, soli per sempre. Un trauma che ha causato persone disfunzionali, minori destinati a diventare adulti con congelamento emotivo, vittime oggi e futuri carnefici domani. Uno studio notevole svolto in un luogo che può essere considerato il laboratorio di una esistenza estrema. Ecco l'importanza di seguire la loro salute mentale, perchè una intera generazione di un paese non salti per aria.
La fotografia di Roberto Ravera tra i bambini di Freetown è tratta dalla sua pagina facebook