TRA LIBRI E TROTTOLE MAESTRI PER SEMPRE


testo di Donata Bonometti
In tempi in cui l'insegnante, figura nobile e cosi pregnante nella vita di tutti noi, è protagonista di filmini che girano sulla rete, dove si mortifica chi sta in cattedra da parte di alunni spaventosi come le loro riprese, vorrei parlarvi di due maestri, in pensione da anni: due persone anziane che continuano la loro opera educativa per i bambini che non incontrano piu fra i banchi ma che stanno tutti seduti, compostamente, nell'aula dei loro ricordi
Due maestri che abitano molto distanti l'uno dall'altro, uno in provincia di Genova e l'altro in una cittadina della Basilicata, ma che sono molto vicini nel modo di pensare e di agire a favore di bambini.
Per dovere di ospitalità cominciamo con il maestro La Cava, ultrasettantenne che da dieci anni gira la Basilicata con un Bibliocarro, intuibile la trasformazione del mezzo di trasporto, una specie di grande Ape che diventa una libreria viaggiante.
Telefonando in Comune a Ferrandina, vicino a Matera, dove il maestro ha tirato su numerose generazioni, e chiedendo se il Bibliocarro è sempre in funzione, ti rispondono "In funzione? il maestro piu invecchia e piu va in giro per i paesi, con l'energia scatenata di un giovanotto". La Basilicata è composta da tanti piccoli paesi, lontani chilometri l'uno dall'altro, dove i servizi del territorio spesso mancano. Mancano le bilioteche, e in famiglia si sa non sempre i libri sono una presenza. Consapevole di tutto ciò il maestro, una volta andato in pensione piu di dieci anni fa, ha attrezzato un furgoncino e almeno una volta la settimana si mette in viaggio. Raggiunge queste piccole comunità, posteggia il Bibliocarro in piazza, o vicino ai campetti da calcio, e in un attimo arriva un nugolo di ragazzini. Ma non solo. Il bibliocarro è vissuto un po da tutti gli abitanti come una apparizione, che incanta ma anche stimola. Dice il maestro "E' importante e doveroso rendere onore alla meraviglia e alla curiosità anche di un solo bambino". E intanto presta gratuitamente libri anche a genitori e nonni, per far si che la disaffezione alla lettura sia sradicata da certe famiglie. Quattrocento prestiti alla settimana, mica uno scherzo.
Spostiamoci ora nella val Fontanabuona dove un tempo erano notissimi i ballonari di Gattorna, giocattolai che nell'Ottocento, da poveri artigiani e ambulanti divennero imprenditori portando ricchezza nell'entroterra di Chiavari
Anche in questo caso c'è un maestro in pensione che si occupa di tradizione. Cioè di far conoscere ai bambini di oggi chi erano e cosa costruivano gli amici dei bambini di cento anni fa, quei giocattolai che giravano anche loro per i paesi, con una valigia, detta fundin, pieni di bambole e trottole, palle e cerchi.
Il maestro si chiama Gian Vittorio Rosasco, ha 90 anni, e nel corso degli ultimi 60 anni, si è dedicato alla raccolta di vecchi, meglio antichi, giocattoli, esponendoli in un museo. Dove è possibile avere la conferma di quanto questi pallonari erano a loro volta dei maestri. Perchè sapevano costruire un giocattolo quasi dal nulla, con palline di stoffa e segatura, girandole di celluloide, soldatini di latta, prima venduti nelle fiere paesane ,ma poi raggiungendo con le loro valigie e poi coi loro camioncini, le città dell'Europa.
Il “Museo del giocattolo povero” è allestito nei fondi di un’abitazione concessa dal Comune di Moconesi, cui il maestro Rosasco ha voluto donare insieme con il Museo Etnografico e ilMuseo di curiosità naturalistiche, le altre due esposizioni da lui curate nel corso degli anni e consegnate al Comune nel 1986 insieme con 300 volumi per la biblioteca comunale. Racconta al giornalista del Secolo XIX il maestro Rosasco: «Uno dei sogni che ho accarezzato per lungo tempo è stato quello di creare un Polimuseo che comprendesse e raccontasse il più possibile della vita di Gattorna e della nostra valle - ha spiegato Rosasco - L’ultimo tassello fu il completamento del Museo del Giocattolo, che con felicità intitolai a Luigi Basso, pioniere e grande creatore del giocattolo povero, e a Mario Basso, che dal dopoguerra creò e sviluppò il settore del giocattolo nel mondo».
Sempre sul Secolo si legge che "Nella sezione etnografica sono raccolti oggetti che ricordano l’antica tradizione contadina della Fontanabuona, tra cui un torchio dell’Ottocento con la base in pietra scolpita a mano, una macchina per trinciare paglia e foraggio e una per sbucciare le nocciole. La parte naturalistica, invece, racchiude curiosità come una lucertola con due code, una vipera con tre denti veleniferi, la metamorfosi di rospo e salamandra, un grande nido di calabroni, e ancora minerali e fossili, tutti raccolti a catalogati da Rosasco. Che a impresa compiuta ha deciso di passare il testimone al sindaco di Moconesi, Gabriele Trossarello: «ll museo è ricco di storia e pezzi unici, e per questo vi andrebbe dedicato anche il nostro tempo libero», ha spiegato Trossarello".
Sabato 19 maggio dalle 15.30 alle 19.30 è possibile visitare gratuitamente il Polimuseo a Moconesi. A far da guida alla visita il maestro Vittorio Rosasco, nella foto a destra, presa in prestito dal sito web del Secolo XIX.