JOEL E GLI ALTRI,GIARDINIERI DEL NOSTRO VERDE


testo di Ramon Fresta, foto Ciccone.
In molti, di questi tempi commentano: ma perchè questi stranieri non lavorano per migliorare la città che li ospita? Perchè stare ore e ore agli angoli delle strade con il cappello in mano irritando anche con la sola vista certi cittadini non necessariamente razzisti? Voglio, raccontandovi questa storia di cittadinanza attiva, far capire che se si vuole si puo creare integrazione offrendo lavoro agli stranieri per impegnarli nella qualità di vita della comunità dove abitano. E che questa è la formula vincente per abbattere sospetti e inquietudini. Di questi tempi, piu che mai necessario.
Da oltre dieci anni il Ceis di Genova ha allargato il suo campo di intervento anche ai profughi richiedenti asilo, inizialmente solo a minori accolti nella struttura “Tangram” ; dal 2011 sono stati attivati anche Centri di Accoglienza Straordinaria per rispondere alla cosiddetta “emergenza sbarchi” di quel periodo. Attualmente ospitiamo oltre 250 richiedenti asilo adulti in 26 strutture di diverse dimensioni e capienza, dislocate nel territorio della Città Metropolitana di Genova e in 3 Comuni del ponente savonese.
Malgrado le voci denigratorie di quella parte di forze politiche e cittadini contrari a questa accoglienza, il Ceis, come moltissime altre organizzazioni serie, ha sempre operato in modo virtuoso per una reale e costruttiva integrazione, con l’attenzione a ridurre possibili derive negative. Tutti sono monitorati dal punto di vista sanitario grazie ad una collaborazione con due ospedali cittadini; tutti vengono avviati ai Centri di istruzione per adulti per imparare la lingua italiana, in percorsi di formazione professionale e- nell’attesa della regolarizzazione che permetta contratti di lavoro- vengono coinvolti in servizi di pubblica utilità attraverso convenzioni con i Comuni in cui risiedono.
I ragazzi accolti nei paesi della Valle Stura sono stati impiegati nella cura del verde in accordo con i Comuni, alcuni di loro, dopo una adeguata formazione, hanno trovato lavoro nei mobilifici della zona.
Nei Comuni del savonese i nostri ospiti si occupano del verde e della pulizia degli arenili, sempre attraverso convenzioni con le istituzioni.
Anche a Genova ci sono state, e continuano ad esserci, collaborazioni nell’ambito della tutela e manutenzione del territorio. Nel 2012- quando ero responsabile del servizio profughi- i nostri ragazzi e i loro operatori lavorarono con “gli angeli del fango” nei quartieri di Marassi e S.Fruttuoso.
Un buon numero di loro ha partecipato ad una formazione dell’associazione “Orto Collettivo” per il ripristino di terrazzamenti e muretti a secco, al termine del quale hanno ricevuto l’attestato di “costruttori di paesaggio”.
Questo ha consentito di fare un grande lavoro della zona verde alle spalle di “Casa Bozzo” in via Edera a Marassi. Dove una volta c’era un bosco incolto e terreno a rischio frane, ora ci sono terrazzamenti sicuri, orto coltivato, alberi da frutta e un pezzo di bosco pulito. Nello stesso quartiere i nostri ospiti hanno operato una manutenzione e pulizia dei giardini Lamboglia.
Adesso per cinque di loro: Lucky, Joel, Frank, Anthony e Lovely, tutti provenienti dalla Nigeria e ospiti da quasi due anni della nostra casa di Cavassolo di Davagna, è iniziata una nuova impresa.
Attraverso una convenzione che il Ceis ha stipulato con il Municipio IV Media Valbisagno ed in collaborazione con le associazioni “Aegua fresca” Onlus e “i volontari dei sentieri”, i nostri ragazzi saranno occupati- dal mese di giugno fino a dicembre- in una operazione di pulizia e messa in sicurezza dell’acquedotto storico e del Ponte Sifone sul torrente Veilino.
L’acquedotto storico (alcune fonti lo indicano già presente in epoca romana) terminata la sua funzione di alimentazione idrica alla città, è oggi un tracciato lastricato che percorre a mezza costa la valle, ed è utilizzato tutto l’anno da sportivi a piedi e in mountain bike. Il percorso pedonale inizia proprio la curva sotto la nostra casa, da qui l’idea della collaborazione con Municipio e associazioni.
L’intervento interesserà un tragitto lungo venti chilometri, si chiama “progetto 112” e consiste nel sistemare ad una distanza di 500 metri uno dall’altro dei pali che segnalano a che punto si è del percorso; in questo modo-in caso di necessità- le persone potranno chiamare i soccorsi ed indicare esattamente dove si trovano. Questa palificazione è preceduta da una pulizia a fondo del percorso pedonale/ciclabile.
In seguito il gruppo di volontari organizzerà dei tour guidati al percorso e al ponte che, per la sua particolare struttura, raccoglieva le acque del torrente e le “rimbalzava” nell’acquedotto.
Consentitemi di trarre una conclusione che sussurro invece di gridarla come fanno altri: questi ragazzi rischiano la vita e impegnano i soldi, che tutta la famiglia raccoglie, per fuggire da guerre e situazioni di vita penose, sbarcano sulle nostre coste con l’obiettivo di inserirsi, costruirsi un futuro e aiutare i parenti rimasti in Africa. Se invece di osteggiarli e rifiutarli- spingendoli in questo modo in braccio alle organizzazioni criminali che ne faranno carne da macello- li aiutassimo a capire le nostre regole favorendo cosi l' inclusione, ridurremmo la delinquenza, otterremmo delle risorse valide e, tutti insieme, faremmo più bella e sicura l’Italia.
Nella foto Ciccone, il sopralluogo sull'acquedotto e la messa in opera di una recinzione
Il Ceis, Centro di Solidarietà, è in Via all'Asilo Davide e Delfina Garbarino, 6B,Genova GE
Telefono: 010 254601