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TEATRO DI-LETTO:PER INSCENARE LA VITA CHE SE NE VA


testo di Stefano Villa

Le note della chitarra accompagnano La Luce dell’Est, una delle canzoni di Lucio Battisti che ha amato di più, poi la stanza di Luisa, nell’hospice della Gigi Ghirotti a Bolzaneto, si riempie dell’intensità dei ricordi, pensieri e sentimenti di tutta una vita. Un testamento emozionale pieno di amore e gioia di vivere, declinato come lei desiderava in una toccante ode poetica. Ascoltandola dal suo letto Luisa tiene la mano al marito, poi abbraccia con lo sguardo il figlio, applaude e si commuove. Succede a tutti in quella stanza, dai familiari ai medici, dagli artisti agli operatori ai volontari quando lei riesce a sollevarsi sul letto e dice “è stata una gioia immensa, grazie a tutti, ora me ne posso andare in Paradiso”.

Luisa che non si chiama davvero così, muore due giorni dopo aver salutato la vita nel calore di una performance di musica e parole costruita per lei secondo i suoi desideri nel progetto Teatro DiLetto. Lo animano le associazioni Gigi Ghirotti, Città di Genova e l’istituto italiano di Bioetica e il progetto è nato da un’idea di Ivano Malcotti “per mettere in scena, accanto al loro letto, memorie, desideri, legami delle persone più fragili, come quelle malate terminali o quelle costrette all’immobilità da gravi patologie”.

Naturalmente ogni esperienza del Teatro DiLetto è un fiume di emozioni intensissime “ma non ha nulla di triste o funereo - dice Malcotti, direttore artistico del progetto - al contrario penso che passare momenti con una persona che sta salutando la vita faccia vedere più chiaramente tutto quello che l’esistenza può offrire, ne esalti la potenza e la meraviglia.”

L’equipe dell’hospice per i pazienti accolti nei presidi di ospitalità e l’assistente sociale con gli operatori per i pazienti seguiti in assistenza domiciliare si fanno interpreti delle persone che hanno il desiderio di veder rappresentata artisticamente la propria vita. Già una quarantina di professionisti di tanti ambiti, attori, musicisti, cantautori, anche una scuola di danza, hanno dato al progetto la propria disponibilità, volontaria e gratuita.

Formalizzato il proprio consenso con il Teatro DiLetto una persona può chiedere per esempio di far recitare le proprie poesie (sono già previsti reading per due pazienti, uno in una libreria genovese e l’altro in primavera nel giardino dell’hospice di Bolzaneto), far esporre le fotografie più care, disegni o dipinti, far suonare le musiche che ha più amato, mettere in scena storie e memorie della propria vita o trasformare in testo teatrale un proprio romanzo. Come accadrà con l’autobiografico “Wendy e Caterina” di Marilda Nicolini l’8 marzo a Sestri Levante, con il patrocinio del Comune, alla Sala Agave nel complesso dell’ex convento dell’Annunziata sulla Baia del Silenzio.

Marilda Nicolini a Sestri Levante era nata, anche se poi molto giovane si era trasferita a Genova dove ha sempre vissuto sino al 7 febbraio scorso, quando se n’è andata senza riuscire a tornare, quando ormai era tutto pronto, nella città delle due Baie dove aveva le radici dei suoi affetti più profondi e insieme alla sindaca Valentina Ghio l’aspettavano tanti amici e i familiari. Dello spettacolo che andrà in scena in suo ricordo in una giornata così importante e piena di simboli e valori come l’8 marzo Marilda stessa ha elaborato l’adattamento teatrale.

Lei è stata una ragazza appassionata di sport, del mare e della musica, respirata fin da piccola in casa, quando suo fratello Ninetto suonava la fisarmonica, la sorella Marisa lo accompagnava riproducendo un suono fra il violino e l’armonica a bocca soffiando sul pettine ricoperto di carta velina, il papà Vittorio cantava brani di operette e canzoni classiche e lei, la più piccina, si univa al gruppo con i coperchi delle pentole sotto gli occhi sorridenti della mamma Franca. Marilda avrebbe voluto diventare musicista, girare il mondo libera di suonare in mille concerti, ma a vent’anni si è ammalata di poliartrite reumatoide, una grave malattia, del tipo autoimmune. Colpisce le articolazioni con molto dolore, gonfiore, rigidità dei movimenti e progressiva perdita di funzionalità. Marilda ha vissuto ugualmente una vita piena di magnifici affetti familiari e belle amicizie, piena professionalmente e umanamente del suo lavoro di logopedista per i bambini e non solo e ha saputo affrontare anche tutta la fatica e il dolore di più interventi chirurgici e due laceranti abbandoni del marito, ma la malattia le ha impedito di diventare la musicista che avrebbe voluto essere. Per questo nel libro e nel testo teatrale si è immaginata con due anime, Wendy e Caterina appunto, che convivono in lei bambina e ragazza, ma al sopraggiungere della malattia si separano. Caterina resta con il corpo sofferente mentre Wendy attraversa i confini, prima per la Francia e poi per gli Stati Uniti dove vive tanto amore e tanta musica. Alla fine però le due anime ritrovano i loro legami e si ricongiungono nel corpo fragile di una donna che ha mantenuto sino all’ultimo “tanto entusiasmo, energia e dolcezza - dice Ivano Malcotti – e mi piace pensare che a Sestri Levante l’8 marzo, quando rappresenteremo il suo testo, Marilda con le sue due anime sarà ugualmente fra noi”. Ad interpretare Wendy e Caterina saranno Flavia Barbacetto e Valeria Stagno, con le musiche di Stefano Cabrera e la regia di Giorgio De Virgiliis.

In ogni esperienza, diversa e personalizzata, del Teatro DiLetto, Malcotti porta sempre con sé anche un’altra immagine: “quella di don Andrea Gallo, perché tanti anni fa è stato lui per primo, portandomi a conoscere le persone che se ne stavano andando, a farmi capire quando fosse importante per ognuna di loro raccontare la propria vita, sentire che la memoria di ciò che era stata poteva essere raccolta da altri, diventarne patrimonio. Don Andrea è stato perciò anche la mia fonte d’ispirazione per questo progetto rivolto alle persone con patologie terminali o degenerative e raccogliendo i loro ricordi, dialogando e costruendo rappresentazioni cerchiamo di far tesoro dei loro testamenti emozionali ed esprimere tutta la forza e l’intensità della loro vita.” Malcotti è stato volontario e per un periodo anche educatore per le persone in carcere della Comunità di San Benedetto e proprio don Gallo l’aveva convinto a coltivare la sua vera vocazione, lasciando un lavoro in porto: “non sei un portuale, devi fare il poeta, mi aveva detto” ricorda Ivano e così è stato, agli inizi con fatica e difficoltà, poi studiando quattro anni a Roma con Renato Zero ha fatto davvero della poesia e del teatro il suo mondo. Dove abita sempre don Andrea che mandando Ivano a intervistare chi purtroppo stava morendo e poi a tradurre in poesia quelle parole ha fatto nascere un libro intenso, delicato e pieno di umanità, Dialoghi Ultimi con la prefazione e la copertina dello stesso Gallo. Radici profonde e insieme lievi anche per salutare oggi con il teatro chi sta per lasciarci.

Nel progetto Teatro DiLetto

Ivano Malcotti e Valeria Stagno sono i referenti per l’associazione Città di Genova,

Ivana Carpanelli e Claudia Frandi le referenti per l’Istituto Italiano di Bioetica

e Michele di Ruvo il referente per l’associazione Gigi Ghirotti

Nelle fotografie in alto Ivano Malcotti, Marinella Ravettino dell'Anpi Sestri Levante e l'attore Mesciulam. In basso Marilda Nicolini, la prima a destra.

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