NEL GIARDINO FATATO DEGLI ELLEBORI

testo di Donata Bonometti
Non è indispensabile essere bambini, per lasciarsi catturare dallo stupore che regala un giardino antico, un hortus conclusus come si dice se cintato da muri di pietre a secco, un luogo dove pacificamente convivono fichi e cavoli, vite e rose, succulente e iris, mimose e pruni, salvie e acquilegie. Giardino dove i progenitori delle attuali proprietarie , le sorelle Anna e Carla Barbaglia,hanno piantato nella terra qualcosa di loro, come se di un testamento a cielo aperto si trattasse. E fin qui sentimenti di felice spaesamento, via dalla pazza folla che invade Pietra Ligure d'estate e a volte d'inverno.. Ma in questo giardino c'è qualcosa in piu di una condizione di bucolico relax.
C'è una raccolta di piante rare, misconosciute, ma ricercate da anni dalle proprietarie; piante ibridate, studiate, utilizzate nelle composizioni di cui sono maestre per la loro bellezza particolare, e ovviamente ammirate dai visitatori che da maezo ai primi di aprile, possono assistere ad una fioritura dove le corolle sono verdi acido, oppure viola, rosa e bianco neve, screziate, spruzzate di macchioline scarlatte, bordeaux,gialle zafferano.... centinaia di piante in totale 370 varietà. Una national collection di ellebori, direbbero gli inglesi perchè è una collezione completa delle specie, circa quindici.
Fiori dotati del fascino della timidezza, perchè le corolle sono chine verso la terra e la bellezza bisogna cercarla, ruotarla, manipolarla. Fiori accucciati a formare siepi, ma anche fiori longilinei e quasi ballerini sugli steli esili. Insomma una moltitudine di diversità in convivenza perfetta. In tempi come questi, un esempio da non sottovalutare.
L'origine di uno stupore pesca quasi sempre nell'infanzia. Intanto quell'appezzamento di terreno, poco piu di mezzo acro, era stato acquistato dai nonni materni di ritorno dalla California – dove erano emigrati nel 1907 da due diverse province della Liguria – per farne un orto-frutteto. Successivamente il giardino era stato arricchito di ortensie e camelie dal padre, che molto amava queste piante essendo nato non lontano dal Lago Maggiore...
Ma la parentela che segna il destino botanico delle sorelle Barbaglia è quella con la mamma californiana che a Natale rinnovava le sue tradizioni con corone celtiche, rose di Natale cioè gli ellebori, vischio e abete. Cosi nel giardino di Pietra Ligure si cominciò a piantare l'helleborus niger utile per le festose decorazioni. E poi, incapricciatesi di questo fiore, le sorelle iniziano una capillare ricerca anche in giro per il mondo, soprattutto di ellebori che servivano per il camaieu verde, una composizione monocromatica di fiori frutta e verdura. E dopo gli ellebori in verde, grazie a frequenti viaggi all’estero la collezione delle sorelle Barbaglia ha raggiunto il top con gli ellebori orientali, gli ellebori guttati, i doppi, quelli a fiore d’anemone e anche molti rari ellebori gialli.
Anna e Carla Barbaglia si sono specializzate nell’ibridazione dando vita a nuove innumerevoli varietà, perché una delle fascinose caratteristiche dell’elleboro è quello d’ibridarsi facilmente e ogni prima fioritura può essere una sorpresa. Per ottenere una pianta identica alla madre si deve invece procedere alla divisione dei rizomi in primavera o in autunno.
Le due sorelle, negli anni, si sono divise i compiti. Carla, che è una grande esperta per la lunghissima pratica e per aver studiato presso i migliori ibridatori inglesi, cura la parte botanica; Anna attraverso conferenze e proiezioni di straordinarie immagini raccolte in decenni di appassionato lavoro si occupa della divulgazione. Sono maestre di composizioni floreali riconosciute a livello internazionale.
Ti aprono il cancello del loro giardino, quando la fioritura è quasi avvolgente, accompagnate da due gatti di cui una si chiama Samotracia, ti seguono apparentemente burbere in realtà generose e dedite nel racconto della loro vita in fiore. Sono alberi fioriti loro stesse perchè oramai radicate in quel giardino, con il pittoresco disordine di cariole, zappette, vasi e innaffiatoi.
Suggestiva è infatti la storia dell’elleboro, la pianta che curava la pazzia, documentata da testimonianze risalenti a molti secoli avanti Cristo. Si tratta di erbacee perenni del sottobosco, a fioritura invernale e amanti del freddo: ciò significa che prediligono la mezz’ombra, che si possono piantare nei giardini esposti a nord dove altre piante languirebbero e che fioriscono da novembre ad aprile, quando vi è scarsità di fioriture. Inoltre, essendo perenni, possono restare nel loro cantuccio per decenni, allargandosi sempre più. Altro pregio: amano il terreno argilloso e pesante, molto comune in Italia, ma si adattano pure al terreno acido specialmente se si fornisce loro un po’ di calcio sotto forma di gusci d’uovo frantumati e interrati superficialmente. Gli ellebori sono ranuncolacee come le peonie ma la loro durata in fiore è ben più lunga visto che quelli che sembrano petali sono in realtà brattee, cioè foglie trasformate, che durano fino a maggio inoltrato, virando sempre più al verde.
Dunque per chi vuol vivere l'esperienza di questo museo fiorito ogni domenica dalle 13 in poi fino alla fine del mese di marzo. Due euro il ticket d'ingresso.Ma le sorelle possono essere contattate anche successivamente a queste giornate di apertura.
Il Giardino degli Ellebori è in Via Sauro 144 - Pietra Ligure(SV) 019 616721
annaecarlaellebori@alice.ihttp://www.ilgiardinodegliellebori.it