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L'UNICA CASA DEL POPOLO A STRAPIOMBO SUL MARE


testo di Stefano Villa

Montaretto, paese di sconvolgente bellezza sopra il mare che precede le Cinque Terre. Paese di storia e di natura uniche, con una Casa del Popolo attiva e viva nei simboli e nella gente, a strapiombo sul mare, e i murales lungo il borgo che raccontano vicende di conflitti sociali e politici e di uno sciopero "al contrario", decenni fa, per costruire una strada che il paese poi si costruì da sè.

Non si smetterebbe mai di ascoltare Renato, Adastro, Ivelino, Battista, Giorgio, Mauro e Marco che davanti alla Casa del Popolo raccontano la Montaretto di ieri e di oggi. Eccoli nella foto!

Numerosi i sentieri che salgono a Montaretto da Bonassola, il comune di cui fa parte o da Framura e Levanto fra boschi, ulivi e vigneti, rampe assolate fra le eriche e di primavera fra gli asparagi selvatici, l’ombra fresca sulle anse rocciose dei ruscelli e poi scorci imperdibili come il Salto della Lepre a strapiombo sul mare e un panorama che spazia dal promontorio di Portofino a punta Mesco. A mezza costa s’incontrano paesini come Scernio o San Giorgio che dal sagrato della chiesa regala lo scenario della baia di Bonassola. Piu in là Costa di Framura e la sua particolare ospitalità di cui abbiamo parlato in questo blog in un post dal titolo "In vacanza con Le Mat".

Sentieri che conoscono molto bene le centinaia di fedelissimi che ogni 1^ Maggio e anche il 25 Aprile salgono a piedi alle feste alla Casa del Popolo con cucina, incontri, canzoni e voglia di stare insieme. Sentieri protagonisti a maggio anche dell’escursione tra natura, cibo e vini che nel nome Oudù de Bùn richiama De Andrè e sentieri che nei durissimi anni della Resistenza erano quotidianità per i partigiani. Come Renato De Franchi, “Tigre” che a 95 anni ricorda con la forza del sorriso: “Per mesi con un altro compagno che non c’è più, Orlando Lagaxio, ci siamo rifugiati in una grotta alla Piana di Gaggi. Ci portavano un po’ di cibo mia sorella e la fidanzata di Orlando e quando pioveva la grotta si allagava, ma pazienza: tanto si dormiva sempre con gli occhi aperti per non farsi sorprendere dai fascisti della Monte Rosa e d’inverno ci tenevano svegli il freddo e la neve, e la fame.” Tigre si era unito alla Brigata garibaldina Gramsci che coordinava la Resistenza dal comando a Santa Maria di Scogna, sopra Sesta Godano. I nazifascisti una volta a Cornice circondarono un drappello con Tigre e altri cinque compagni andati con un mulo a rifornirsi di grano. “Eravamo ben visti dalla gente e ci dava quello che poteva, farina, polenta, grano”. Cinque uomini riuscirono a sganciarsi dagli alpini di Salò, uno invece fu ucciso negli scontri a fuoco.

A Montaretto nella Resistenza c’era anche Gino Ratto, staffetta che portava sui monti notizie e segnalazioni e suo figlio Mauro continua tutti gli anni a visitare la grotta che ha dato rifugio ai partigiani. Non solo uomini, perché anche Clementina Bagnasco “Kira” aveva imbracciato il fucile e la mitraglietta dei combattenti antifascisti nella Brigata Vanni e lottava nella zona di Varese Ligure e nella valle del Magra.

A Montaretto il partigiano Tigre è stato anche lo storico cantiniere della Casa del Popolo di Montaretto, raccontano Adastro Bonarini, Ivelino Chiono e Battista De Filippi, fra i suoi fondatori nel 1966. Acquistato il terreno per conto del PCI e con il progetto redatto gratuitamente da un tecnico vicino al partito i lavori iniziarono con il volontariato al sabato e alla domenica e l’autofinanziamento “mille lire al mese per famiglia”. La Casa del Popolo è aperta dal 1970, ma “appena realizzata la soletta abbiamo già cominciato a ballare”. E Adastro Bonarini, sindaco di Bonassola dal 1975 al 1990 e dal 1994 al 2004 dice con orgoglio “questa è una delle poche Case del Popolo che esistono ancora pienamente con funzioni sociali. La nostra storia non si cancella e finché possiamo la teniamo stretta”. Durante le sue amministrazioni Bonarini ha visto nascere le riforme delle autonomie negli anni ’70. E ha dovuto fronteggiare, nel 99, anche un devastante incendio dei boschi di Bonassola.

Bonassola continua a curare i suoi sentieri e negli ultimi anni si stanno recuperando ettari dei vigneti dell’albarola e del vermentino, antica e preziosa tradizione locale che rischiava di essere abbandonata. E pensare che Ivelino quando era più giovane coltivava 11.000 piante di vite e Giorgio Dellepiane, trapiantato a Montaretto da Genova, aveva 3.500 viti sulla collina e altre 1.800 vicino al mare. “Si coltivava - dice - anche il piccabun, un’uva che nelle Cinque Terre si usa per lo Sciacchetrà”. Qui i vini “sono molto gradevoli all’abboccato, si capisce anche quanto sole ha preso l’uva” dice Marco Corradini, milanese-emiliano con casa a Bonassola da oltre quarant’anni che manifesta l’amicizia che lo unisce ad Adastro e agli altri di questa piccola Macondo. Dove non manca un grandissimo virtuoso del jazz, Johannes Faber che dalla Baviera è arrivato a Bonassola. “Sublime con la tromba, ma anche con il piano e ogni strumento – dice Marco – meravigliosi i suoi concerti sul mare con il pubblico in spiaggia e una folla di barche ad ascoltarlo”. Faber ha suonato con molti altri giganti del jazz come fra gli altri Charlie Mariano, Chaka Khan, Anthony Jackson, George Adams, Dado Moroni e cura il festival Bonassola Jazz di solito evento d'agosto. Ma fra una nota e l’altra ha fatto anche scuola di nuoto a Marco. Storie di Montaretto che piacerebbero tanto anche ad Aureliano Buendia.

Grazie di cuore ad Agostino Gianelli, storico esponente della sinistra genovese e assiduo frequentatore di Montaretto che mi ha messo in contatto con Mauro, Renato e gli altri fantastici custodi delle memorie del borgo.

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