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I RAGAZZI "COLTIVATI" IN UN ORTO SUL RIGHI


testo di Stefano Villa

Più di mille piante di pomodori, zucche, zucchine, melanzane e peperoni su tre grandi fasce dove insieme alle verdure si semina e coltiva anche il futuro.

Quel terreno al Righi, sopra la Valbisagno e che a levante guarda il Monte di Portofino, è infatti curato da tanti ragazzi e ragazze con un progetto del consorzio sociale Agorà per cui Panarello ha messo a disposizione in comodato un appezzamento sotto lo stabilimento della storica azienda genovese.

Da più di un anno in quelle fasce vivono così una bella esperienza a contatto con la natura molti ragazzi, dei centri di educazione al lavoro, giovani migranti adulti, minori non accompagnati, ospiti delle case alloggio gestite da Agorà e a vedere l’orto sono venuti anche bambini dei centri estivi.

Il progetto “agro-educativo” al Righi fa parte delle attività territoriali coordinate per il consorzio Agorà da Paolo Putti e ad accogliere i ragazzi sul campo c’è sempre Stefano Bolchi, educatore e musicista con la passione delle piante che coltiva anche nell’orto di casa sulle colline del levante.

“Quella con i ragazzi però – dice – è proprio un’altra dimensione, partecipano, si immedesimano, si meravigliano di quello che hanno intorno e di quanto riescono a fare così lasciano anche spenti i cellulari, un’altra meraviglia.”

Questi ragazzi e ragazze hanno costruito anche una scala, con gradini in terra battuta sostenuti da assi di legno, per meglio collegare le fasce e qui lavorano anche al loro futuro, rafforzando la propria autostima e imparando a valorizzarsi, forse per la prima volta dopo abbandoni scolastici e molte altre difficoltà. “È una goccia nel mare dei bisogni – dice Manuel Sericano, direttore di Agorà – però anche questo percorso, unito a tante altre attività dei centri e al supporto psicologico, è importante per loro, per farne crescere la consapevolezza e la convinzione di saper fare”.

Agorà che gestisce due dei cinque centri comunali genovesi di educazione al lavoro, servizi di contrasto alla dispersione scolastica e di sostegno per i giovani che hanno perso i contatti con la scuola, la formazione e il mondo del lavoro, ha costruito l’orto con la collaborazione della Panarello e “insieme – dice Sericano - abbiamo vinto un premio assegnato da Confindustria sulla responsabilità sociale d’impresa che riconosce in qualche modo anche il bel lavoro dei ragazzi”.

Il terreno viene arato e dissodato con un motocoltivatore e poi i ragazzi, insieme agli educatori decidono che cosa seminare nelle fasce, concimate solo con stallatico e in ogni filare una condotta d’acqua permette l’irrigazione a goccia. “Non usiamo alcun prodotto chimico – dice Stefano Bolchi – e le nostre verdure sono completamente naturali. Purtroppo le apprezzano molto anche i cinghiali che negli ultimi tempi hanno fatto sparire quasi tutte le zucche”.

Il raccolto è interamente destinato all’autoconsumo nelle mense e nelle case-famiglia gestite da Agorà e naturalmente, com’è giusto, qualche pomodoro, zucchina e peperone va ai giovani coltivatori che a rotazione, una quindicina alla volta, trascorrono qualche ora nell’orto del Righi.

L’attività dei centri è positiva “lo dimostra il buon numero di inserimenti lavorativi finali” dice Manuel Sericano e l’impegno nelle fasce agricole “ha elementi educativi molto forti, come l’intreccio di socialità e relazioni che fa crescere la fiducia in se stessi e per i ragazzi stranieri è prezioso anche nel sostenere l’integrazione”.

L’orto del Righi in poco più di un anno è diventato così una bella realtà e “senza velleità produttive” punta a crescere, con la previsione di una piccola serra per aumentare e diversificare le colture invernali e anche l’idea di sperimentare in futuro un ciclo di compostaggio dell’umido agricolo per autoprodurre il fertilizzante.

Stefano Bolchi saluta alcuni ragazzi del centro di educazione al lavoro Arianna, in bassa Val Bisagno che dopo la mattinata fra le piante vanno via con il loro educatore e poi controlla peperoni, zucchine, pomodori dopo l’ennesima visita notturna dei cinghiali. “Anche se c’è la recinzione – dice un po’ rassegnato – trovano sempre un modo per entrare. Pazienza, ormai siamo quasi a fine stagione, ma la prossima primavera dovremo ideare qualche altro sistema per proteggere le fasce”.

Intanto si programmano i prossimi lavori, preparando il terreno per cavoli, bietole e altre verdure invernali. Perché l’orto del Righi vive tutto l’anno, per coltivare i suoi ragazzi.

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