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"HO PROVATO A DIVENTARE UN INVISIBILE"


testo di Stefano Villa

Dalla Val d’Aosta allo Zen di Palermo, passando ogni notte su qualche cartone, avvolto nello stesso pesante cappottone lercio, con un po’ di vino scadente da condividere con i vicini di “letto” sempre diversi nell’umanità nascosta e misera di chi non ha nulla, nemmeno un riparo. Ivano Malcotti ha vissuto così per due anni, incontrando tanti uomini e donne, cogliendo dalle loro vite frasi e storie e scrivendo poesie su quelle moltitudini di esistenze emarginate e ferite. Malcotti, drammaturgo e poeta genovese, ha trovato il sostegno di Renato Zero con l’associazione Fonopoli per il progetto con i senzatetto “umanità parallela e sotterranea – dice - che troppo spesso vorremmo dimenticare, anestetizzando la nostra consapevolezza e lasciando che l’ombra pesante della normalità nasconda queste persone ai nostri occhi e al cuore”. L’esperienza tra le persone in strada è iniziata nel 2008. “Ho conosciuto uomini e donne spinti nel mondo nascosto da un lutto, dalla rottura dei legami familiari, da problemi di gioco, alcol, droga, dalla disperazione del lavoro perduto, problemi con la giustizia, fragilità psichiche, disagi e stenti anche nella condizione di tanti immigrati stranieri”. Ivano riposava qualche ora di giorno, in pensioncine economiche, poi la sera e la notte, cambiando sempre zona o città, si trasformava in senzatetto, uno fra i tanti per vivere la loro stessa esistenza. Lì ha trovato “una ricchezza umana davvero grande, anche se tormentata da terribili difficoltà e a volte pericolosa, però fra il dolore, la rabbia, la rassegnazione c’è anche solidarietà. Ci sono gerarchie da rispettare, l’ultimo arrivato fa tutta la trafila e ho visto anche vittime di angherie, in momenti che diventano feroci come i ratti sotto i ponti del Tevere, agli sbocchi delle fognature o nelle impressionanti distese di accampamenti di cartone lungo il raccordo anulare romano dove ogni notte non si sa come andrà a finire”.

Ha visto inferni inimmaginabili nel mondo nascosto, ma anche isole tranquille come su certi vagoni ferroviari in Toscana e poi le zone nel Sud dove le mafie non tollerano mai la presenta dei clochard. Malcotti ha dato voce alle persone raccogliendone storie e pensieri. Fulminanti come quelli di Biagio, incontrato alla stazione di Milano “Dio è talmente stufo degli uomini che ha lasciato gli uomini senza Dio” o di Clara, prostituta senza casa di Genova che una volta sola non si è sentita in colpa “per aver venduto il c…, quando ho pagato il funerale a mio padre”. Un’umanità smarrita e dolente in cui però anche c’è chi tiene aperti sguardi e sentimenti, provando a cercare speranza come Luca, senzatetto di Caserta. “Qui da noi – dice – Dio arriva spesso, ma non andiamo in giro a dirlo, altrimenti è capace di prendersela a male. Non viene in carne ed ossa, manda segnali, un sorriso a chi sta male, la gioia a chi deve morire, la felicità per un maglione regalato oppure un cappotto. Peccato che nessuno creda alle mie parole”.

Due anni fra l’umanità dell’emarginazione più estrema, soffrendo come loro il freddo, il caldo, l’umidità, la sporcizia, l’indifferenza (“il lutto della miseria” come ha scritto) a Malcotti hanno

scavato l’anima e il cuore: “piantata al braccio, la spada/stramazza asfalto e ossa/viene da pensare a un uomo/che solo ieri/aveva forse un sogno” incide nei versi di Viene da pensare a un uomo. E i suoi ricordi in Lili ci parlano, per diventare indelebili: “E’ difficile dimenticare Lili/immusonita a Termini/di stracci e Dreher/…poi quel nome: Lili/Ma forse aveva ragione lei/sotto i cartoni la notte/ci sono troppe storie/che non richiedono un perché”. E cercando il “bordo di questa fottuta vita” alla domanda Come sto? non può che rispondere “come uno specchio/preso a martellate”. La crisi e le lacerazioni sociali non hanno mai smesso di martellare sull’emarginazione e sulle tante povertà italiane e straniere che spingono uomini e donne nel mondo sommerso e crudo dei senza rifugio. Anestetizzare la consapevolezza delle loro vite, vere come i tormenti di ogni notte sulla strada, rende molto meno umani. Anche per questo Ivano Malcotti oggi ripropone come prologo agli spettacoli nel suo impegno artistico e sociale del teatro di cittadinanza il dvd BassiFondi, nel decennale dell’uscita. Pubblicato dall’associazione Fonopoli nata da un’idea di Renato Zero raccoglie molte poesie di Malcotti su quella lunga e intensa esperienza fra i senzatetto, musicate da Vincenzo Incenzo e lette da Tiberio Murgia, Daniela Poggi, Remo Remotti, Daniela Fazzolari e Oreste Valente. E alle centinaia di frasi e pensieri raccolti in quelle notti fra le persone in strada è liberamente ispirato anche lo spettacolo Angeli senza ali, teatro di narrazione e canzoni di Franco Picetti ed Emanuela Poggi, con la regia di Mauro Pirovano. Modi preziosi e importanti di riflettere e ricordare tutte le donne e gli uomini che, come ha scritto Renato Zero nella prefazione a BassiFondi sono “angeli che vivono vite parallele alle nostre, invisibili e discreti affrontano il giorno aggrappati all’ultimo autobus di una periferia impietosa…sbarcano come anacronistici Don Chisciotte alla scommessa della notte. La vita ha ancora bisogno di loro. Io ho ancora bisogno di loro”.

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