ADELMO E GLI ALTRI. CONFINATI DALL' OMOFOBIA

testo di Donatella Siringo
“Nella Storia esistono silenzi e "spazi vuoti" che contrariamente a quel che si crede hanno grande importanza, perché danno le dimensioni del rimosso, di ciò che viene censurato dalla società. Il grande spazio bianco che, in epoca fascista, campeggia là dove dovrebbe esserci una politica sull'omosessualità, è in effetti più eloquente di mille discorsi.”
(Omosessualità e Razzismo Fascista, Giovanni Dall'orto)
La commemorazione del Giorno della Memoria (27 gennaio) quest’anno è occasione per parlare della pratica del confino politico e comune e delle politiche razziste durante il ventennio fascista da un’angolazione poco nota: la repressione degli omosessuali. Il fenomeno del confino fascista è stato finora trattato principalmente in relazione a quanti vi furono condannati per motivi politici e, solo di recente, studi e ricerche hanno cominciato a esplorare quanto accadeva ai cosiddetti confinati comuni. Le isole di terraferma (così Carlo Levi in “Cristo si è fermato a Eboli”) sembrarono, alle autorità fasciste, le più adatte, insieme alle piccole isole vere e proprie, ad accogliere la particolare categoria di confinati formata dagli omosessuali. Una categoria che ufficialmente non esisteva e della quale nessuna legge prevedeva pertanto la punizione. C’erano però le persone che praticavano rapporti omosessuali ed erano da punire per attentato all’integrità della stirpe, per corruzione, immoralità. C’erano, vale a dire, gli omosessuali ed erano visibili. La mostra che vi sto presentando ricostruisce le vicissitudini che portarono un nutrito numero di omosessuali a scontare la pena del confino nei paesi del Materano e i rapporti che vi stabilirono con le popolazioni. Una mostra che permette di rileggere l’esperienza storica del fascismo alla luce di una specifica realtà, per troppo tempo ignorata volutamente, facendo riflettere sulle tante esistenze negate dall’istituzione–confino su cui troppi, e per troppo tempo, hanno creduto di poter scherzare parlando di “villeggiatura”. Sfilano i volti e le storie di Adelmo, ragazzo diciottenne il piu giovane dei confinati, Catullo uomo di mezza età un veroperseguitato, Giuseppe morto di omofobia e un altra ventina di uomini le cui vicende travagliate e dolorose sono state ricostruite attraverso atti giudiziari. Le vite distrutte di chi subì il confino e delle loro famiglie ci interpellano ancora oggi dalla condizione di parìa loro assegnata, rivendicando il diritto di essere parte della nostra memoria. . Il linguaggio usato, insieme alle immagini, intende dare al lavoro un carattere il più possibile divulgativo, inoltre durante la settimana di esposizione vi saranno appuntamenti di diverso genere (presentazione di libri, reading teatrali, conferenze: (programma su https://agedogenova.jimdofree.com/) rivolti ad un vasto pubblico ed in particolare alle nuove generazioni. La mostra oltre ad essere un’occasione per ricordare ciò che è stato mettendo al centro ruolo, vissuti, storie delle soggettività gay e lesbiche, è anche un invito a non chiudere gli occhi di fronte a ciò che oggi accade con la recrudescenza di politiche razziste, xenofobe, omofobe ed antisemite in tutta Europa. L'evento è in collaborazione con: ANPI, ARCIGAY, CGIL Genova, COORDINAMENTO LIGURIA RAINBOW. La mostra fotodocumentaria è un progetto di A.Ge.D.O. Torino (Associazione di Genitori, parenti e amici di persone LGBT+)dal 20 al 27 gennaio 2020 a palazzo Ducale Spazio Aperto, GOrari di apertura: 10 - 13 / 15 – 20 Inaugurazione lunedì 20 gennaio ore 16.30. Ingresso gratuito. Per info 3486006705
Interviene l'amministratore del blog precisando che di Agedo, di cui Donatella Siringo è presidente, il blog Pienidigiorni.com ha trattato piu volte per l'importante lavoro che svolge questa associazione portando sostegno, vicinanza, consigli ai genitori che soprattutto si trovano ad affrontare i problemi di identità e orientamento sessuale dei propri figli; e nel caso di transgender appunto il trauma del passaggio. Agedo Genova da oltre dieci anni organizza incontri di auto-aiuto per genitori e ragazzi ma anche eventi come quello di cui abbiamo parlato oggi. Genitori che mettono faccia e coraggio non solo negli incontri in cui condividono storie di soffereneze ma anche di costruzioni e progetti. Nello sfilare in prima linea nel Pride con i loro figli o organizzando quell evento significativo e partecipato che è stato il Liguria Pride Village. Famiglie molto complici e solidali fra loro e che sanno esserlo dunque con gli altri che a volte molto smarriti si presentano alla loro porta. Persone impegnate costantemente sul tema dei diritti, della diversità. Val la pena di conoscerle e di stare loro vicini in questi momenti in cui le aggressioni, le intolleranze, l omofobia riprendono piede e calpestano.