RAGAZZI CONNESSI CON LA FILOSOFIA IN MUSICA


testo di Gianni Avallone
Sempre sdraiato sul banco. Annoiato. Ma un corso di filosofia, centrato sulle canzoni, lo ha restituito all’interesse delle lezioni. Altri come lui, studenti di scuola media inferiore soprattutto, attraverso laboratori musicali o artistici, nuove metodologie didattiche, percorsi di apprendimento virtuale logico-matematiche, tutoraggio on line, hanno visto crescere i propri personali talenti. E di conseguenza imparano ad amare la scuola, a non disertarla. Meno dispersione, meno bocciature.
È un lavoro che si sta svolgendo da mesi in 5 scuole di due valli urbane genovesi, Val Polcevera e Val Bisagno, con popolazione, diciamo cosi, più fragile, a rischio devianza per quanto riguarda gli adolescenti. Coinvolgendo insegnanti e famiglie. Per creare una comunità educativa. Mettendo in campo appunto insegnanti psicologi e volontari. Con azioni che si svolgono dentro e fuori la scuola, quindi impegnando gli studenti anche nella cura degli spazi del quartiere come i giardini. Ma anche i luoghi sportivi. Due le associazioni in azione Alpim e Ceis. La prima (Associazione ligure per i minori) si adopra da tempo in quelle zone e i risultati si vedono eccome. Sono nettamente diminuite le bocciature in terza media, per esempio. Poi Alpim ha vinto come capofila di numerosi altri enti un bando dal titolo Ragazzi Connessi selezionato dall’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto alla povertà educativa minorile. E ha continuato con ancor più vigoria la presenza in quelle scuole. L’ente valutatore dei risultati, alla fine di un percorso di 30 mesi, sarà l’Università di Genova secondo criteri prestabiliti. Mica bla bla, ma fatti, iniziative. Insomma, un freno alla scuola colabrodo.
Per capire l’importanza di questa iniziativa voglio fare un apologo, che potrebbe, come quello di Menenio Agrippa, far capire meglio che cosa essa significa e come s’inquadra nel problema dell’abbandono scolastico.
Supponiamo che un ragazzo abbia risparmiato 100 monete e decida di affidarle al padre perché le metta in banca per il suo futuro. Il padre cerca una borsa e per risparmiare prende la meno robusta e senza guardare se è pulita ci mette le monete. Arriva in banca e, sorpresa e forse nello stesso tempo preoccupazione, si accorge che il sacchetto è bucato, che ha perso 14 monete e alcune, vista la condizione del sacchetto, non sono brillanti.
Ora se il ragazzo è l’Italia, il padre il governo, la borsa è il sistema scolastico, l’averla scelta nell’ottica del risparmio è la percentuale del Prodotto Interno Lordo (il famoso PIL investito dallo stato per l’istruzione), le monete sono i giovani dispersi, cioè quelli che abbandonano gli studi e le monete rovinate sono il risultato delle carenze dell’insegnamento.
Bisogna precisare che il problema non riguarda solo l’Italia. Al posto dell’Italia possiamo mettere qualsiasi nazione che ci viene in mente e, con alcune variazioni, vale anche per loro l’apologo. Gli Stati cercano di porsi degli obiettivi per contenere il fenomeno della dispersione, per esempio la Unione Europea ha stabilito come obiettivo di riportarlo sotto il 10% nel 2020.
Il primo aspetto da prendere in considerazione è la scelta del sacchetto. Il padre, cioè il governo italiano, destina alla formazione scolastica lo 3,9% del PIL. È l’investimento più basso d’Europa, sicuramente, perche la media è del 4,7per cento quindi il nostro sistema scolastico rispetto ai paesi presi come riferimento mette a disposizione meno mezzi per contenere la dispersione. E infatti gli abbandoni scolastici dei giovani dai 18 ai 24 anni è del 14,5%, ancora molto lontano dall’obiettivo da raggiungere quest’anno. Infine ci sono le monete rovinate e con questo ci riferiamo alle competenze trasversali che l’apprendimento fornisce. La competenza alfabetica non adeguata risulta essere del 27,9%, cioè le monete rovinate, sui cento iniziali, sono circa 30, un numero preoccupante; le competenze numeriche non adeguate corrispondono al 34,9%, quindi, sempre riferendoci alla nostra storia, le monete ammalorate sono circa 35, e non è alta la competenza digitale.
L’apologo vale anche per la Liguria, in cui la dispersione scolastica si attesta al 12,8%, la inadeguata competenza alfabetica al 27,9% e la numerica al 34,9%. Anche in Liguria siamo lontani dall’obiettivo posto dall’UE.
A questi dati l’Istat nel documento “Il benessere equo e sostenibile in Italia” aggiunge un altro dato importante, conseguenza spesso della dispersione scolastica: il Neet: acronimo di Not in Education, Employement or Training, che è un indicatore che mette in evidenza, in percentuale, quanti giovani fra i 15 e i 29 anni non hanno un diploma, sono disoccupati e non hanno formazione. In Italia il 23,4% è in queste condizioni e in Liguria il 20,1%.
Si spera dunque che anche con le iniziative, come quella presentata, si riesca ad evitare la diserzione dei banchi.
E parliamo appunto di Alpim, organizzazione di volontariato ligure.( telefono 010562004, sede genovese in via Galata 39). Da anni si prodiga in interventi a favore dei minori in difficoltà e delle famiglie. E iniziative negli istituti scolastici per orientare i ragazzi, innamorarli al sapere, sono in atto da almeno dieci anni partendo dal progetto "il Bello della scuola" nel ponente genovese. Fino ai "Ragazzi connessi"
Le foto della scuola di ieri e di oggi sono di Silvia Ambrosi, che per Il Secolo XIX ha redatto centinaia di reportage nelle classi