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LA' DOVE LA TERAPIA DELL'ABBRACCIO E' SOSPESA


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testo di Ramon Fresta

Là dove la cura dell'abbraccio ora è negata. Parliamo di una comunità che si muove da 46 anni sul territorio genovese, per aiutare i giovani soprattutto, a superare un momento assai buio della loro vita. In questo momento quasi in concomitanza con l’Italia, che sta vivendo una tragedia, amplificata dalla overdose di notizie, aggiornamenti, approfondimenti e numeri, esposti con un linguaggio che assomiglia sempre più al reportage di una guerra.

Le diverse comunità coinvolte,quella territoriale, quella medica, quella scientifica, la politica e quella economica si stanno adoperando, ognuna per la loro parte, per trovare una quadratura che sia soddisfacente per tutti; operazione non semplice perché ci sono parecchi interessi configgenti… ma da inguaribile ottimista mi auguro una soluzione.

La Comunità di cui voglio parlare oggi è quella fondata da Bianca Costa per dare una risposta al dilagante problema della tossicodipendenza. Io ne sono un educatore professionale ad anni.

Oggi il Ceis di Genova, guidato da Enrico Costa (figlio di Bianca), si occupa anche di altre fragilità: persone con doppia diagnosi, malati di AIDS, minori psichiatrici, adulti e minori richiedenti asilo, minori stranieri non accompagnati, persone senza dimora e giocatori patologici. Per me il cuore del suo operare rimane sempre la Comunità, anche a fronte di un costante aumento dei consumi di droghe. Sono una ventina le persone che si occupano di 73 ospiti nelle tre sedi del Ceis-Genova.

Anche la comunità terapeutica di Trasta è stata travolta dallo tsunami causato dal Covid 19 e, come il resto del paese, ha dovuto modificare la propria quotidianità. Operatori e Utenti hanno dovuto ricalibrare il loro modo di stare insieme in una modalità, per certi versi, opposta a quella usuale: le strutture comunitarie sono fondate sulla condivisione, la vicinanza anche fisica con l’altro, il reinserimento nella comunità territoriale. Tutto ciò è stato bruscamente stravolto dalla seconda metà di febbraio.

Ma qual è la realtà attuale? Per chi frequentava la struttura in passato, entrare oggi a Trasta significa affrontare una situazione surreale: pensate che la rivista del Ceis-Genova si chiama “L’Abbraccio” e proprio gli abbracci ti accoglievano all’arrivo… oggi si sta a distanza di sicurezza, con mascherine e guanti e lo stare insieme avviene in un’atmosfera più rarefatta, persino il vociare solito è sceso di tono. Sono stati bloccati, in accordo con il SerT, tutti i nuovi ingressi, così come sono sospese le attività che prevedono ingressi dall’esterno. I fornitori scaricano le merci nel piazzale, ritirate quando se ne è andato. Eliminate le uscite per svago o risocializzazione, mentre continuano a esserci quelle legate a motivi sanitari. Si fa un monitoraggio medico giornaliero di ospiti ed operatori (questi ultimi sottoposti anche a test sierologici) per mantenere la situazione nella massima sicurezza.

Il primo impatto da parte degli utenti è stato di sconcerto e rigidità, non erano pienamente coscienti della gravità della situazione, alcuni hanno anche ventilato l’ipotesi di andarsene (poi rientrata); gli operatori hanno svolto una magnifica azione nel consapevolizzare tutti gli ospiti, facendo comprendere loro che anche queste novità facevano pienamente parte del loro percorso di “riprendersi la loro vita”, e sono diventati molto più collaborativi. Va detto che non aver avuto casi di positività, e quindi constatarne l’utilità, ha aiutato a metabolizzare le nuove misure.

Quando parli con i ragazzi nei loro occhi leggi la preoccupazione, ma negli stessi sguardi e nelle parole è presente anche la determinazione nel voler affrontare e superare questa ulteriore prova che la vita ha riservato loro. Il lavoro che fanno in Comunità sulla conoscenza e la gestione corretta delle loro emozioni è una risorsa importante che li aiuta nel loro percorso verso un nuovo futuro, ed è un formidabile alleato ora.

Se ti sposti a parlare con gli ospiti della Tartaruga (la casa alloggio per persone con AIDS), ti colpisce la loro aspettativa quasi magica che appena “quelli là” (leggi il Governo) riapriranno, sarà di nuovo tutto normale… Qui l’impegno degli operatori è volto a fargli metabolizzare il fatto che sarà fondamentale continuare a seguire degli accorgimenti di prevenzione individuale ancora a lungo, anche perché loro sono molto più esposti di altri. L’obiettivo è trovare un equilibrio tra rallentare pericolose fughe in avanti e sostenere e motivare altrettanto pericolose crisi depressive.

Comunque vada sarà una esperienza che lascerà un segno nei nostri utenti ma anche-forse soprattutto- in noi operatori, costretti a cambiare dall’oggi al domani metodi e ritmi consolidati, per costruire giornalmente nuovi strumenti che garantiscano di mantenere la giusta tensione verso il traguardo della riabilitazione e del reinserimento, senza un’idea precisa dei tempi in cui avverrà e in quale realtà tutto questo si concretizzerà.

Ci stiamo avvicinando alla Pasqua, una ricorrenza che è sinonimo di “resurrezione, potrebbe essercene un’altra? Ecco auguro a tutti noi che, oltre la nostra Comunità, il mondo intero risorga in un modo diverso, traendo insegnamenti da questi mesi terribili affinché certe azioni e certi errori non si ripetano più, ma rimangano con noi le buone pratiche che abbiamo riscoperto.

La sede del Ceis Bianca Costa si trova in via Asilo Garbarino 6B a Genova, telefono 010254601. Le foto ritraggono momenti di vita quotidiana degli ospiti

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