BELLA CIAO NON IN PIAZZA, MA DAL BALCONE

testo di Stefano Villa La Liberazione senza piazze affollate, senza cerimonie partecipate. Un 25 aprile comunque sentito e vissuto perchè l'Anpi, l'associazione nazionale partigiani italiani,per sentirsi comunque uniti - nonostante le distanze imposte e nell’attesa di una grande manifestazione di festa e memoria quando di nuovo si potrà - invita tutti a cantare Bella Ciao dai balconi, alle15 del 25 Aprile. “Un momento corale – dice Massimo Bisca presidente provinciale di Genova e coordinatore ligure dell'Anpi – che a Genova la stessa mattina sarà accompagnato, rispettando le prescrizioni per la tutela sanitaria, dall’omaggio di una delegazione istituzionale con poche persone al Sacrario partigiano sotto il Ponte Monumentale.Nei giorni precedenti deporremo un fiore anche a cippi e lapidi che ricordano uomini e donne della Resistenza nei Municipi della città”.
Cosi torniamo indietro a quei giorni di 75 anni fa, giorni precedenti al Liberazione. Una domenica particolare, quella del 6 aprile 1945 a Genova. All’ora della Messa arriva tanta gente al Don Bosco di Sampierdarena, non tutti però sono lì per la funzione. Nel complesso dei padri salesiani quella mattina, infatti, mescolati ai fedeli entrano anche parecchi uomini e donne della Resistenza. Sono addirittura più di cento e i religiosi che li hanno già aiutati molte volte, hanno una sala dove farli riunire, sfidando i gravissimi pericoli della clandestinità. Fuori, in via Carlo Rolando le vedette delle Sap vigilano per scongiurare brutte sorprese dei nazifascisti.
È un giorno cruciale per Genova, perché all’incontro partecipano i rappresentanti di tutti i comitati clandestini di agitazione delle fabbriche, del porto e degli altri posti di lavoro per organizzare lo sciopero generale della città. La data fissata è il 16 aprile, sarà un grande sciopero, l’ultimo prima della Liberazione con la resa dei tedeschi e dei fascisti alle forze partigiane del CLN il 25 Aprile. Al Don Bosco quella domenica c’è anche Carlo Venegoni a presiedere la riunione. Antifascista, comunista dal 1921, a lungo e più volte incarcerato, è tra gli organizzatori della Resistenza in Lombardia dopo l’8 settembre 1943. Alla fine d’agosto del 1944 viene arrestato nella tipografia milanese che stampa clandestinamente l’Unità. La Gestapo lo deporta nel campo di Bolzano, ma riesce a evadere il 25 ottobre 1944 e poi il CLN, di cui è autorevole esponente, lo invia come responsabile delle SAP del centro a Genova, dove parteciperà anche alla direzione dell’insurrezione della città.
“Quella del 6 aprile è una data molto importante anche se meno nota di altri avvenimenti – dice Massimo Bisca– perché i comitati clandestini di agitazione decidono insieme uno sciopero generale che poi riesce pienamente. Il 16 aprile Genova si blocca e ai nazifascisti vengono interrotti anche i telefoni e il gas. Solo a loro, la Resistenza ormai ha le mappe delle linee e sa dove e come intervenire”.
Il 6 aprile 1945, i partigiani genovesi quel giorno non possono ancora saperlo, è anche la data dell’uccisione alla Risiera di San Sabba di Paolo Reti, l’ingegnere dell’Ansaldo medaglia d’oro al valor militare della Resistenza. Era stato lui a procurare il motore per il gozzo “I due fratelli” salpato da Voltri per una pericolosissima e difficile missione partigiana: portare in salvo in Corsica un colonnello britannico, Gordon Thomas Brown, fuggito da un campo di prigionia tedesco.
Dopo la missione della barca partigiana Paolo Reti era stato preso di mira dai fascisti e per questo si era trasferito a Trieste, da dove teneva i contatti a Milano con il CLN Alta Italia. I suoi frequenti viaggi a Milano però insospettirono i repubblichini che lo arrestarono nel febbraio 1945, fucilandolo poi il 6 aprile a San Sabba. Idealmente anche per lui, durante lo sciopero generale del 16 aprile fu diffuso il volantino che lanciando ai nazifascisti il duro monito “arrendersi o morire” annunciava le battaglie finali della Resistenza verso la Liberazione del 25 Aprile.
Ricordarlo nel tempo della devastante pandemia virale “è ancora più importante e irrinunciabile – dice Bisca – perché il 2020 è il 75^ della Liberazione e l’attualità dei suoi valori di unità, solidarietà, dignità delle persone, è decisiva, specie in questa situazione così drammatica.
Nel faticoso e costante prodigarsi per gli altri, rischiando la vita, di così tante persone, a partire dai sanitari a tutte le categorie, le forze e le istanze in campo del nostro Paese e anche negli aiuti internazionali, nell’arrivo di medici, infermieri, attrezzature da Paesi diversi, persino da Cuba ci sono i valori solidali che la Resistenza ci ha lasciato”.
L’ANPI prepara e organizza anche molti eventi sul web, dal sito alle pagine Facebook, con interventi storici, filmati, videointerviste per ripercorrere luoghi, come la Benedicta segnati dai sacrifici e dalle battaglie degli uomini e delle donne che hanno combattuto il nazifascismo, fino alla Liberazione. Che vuole resistere anche al virus.