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COME SI CREA L'IMMUNITA' PSICOLOGICA DI GREGGE

Molto tempo libero, molta voglia di leggere, di informarsi , di capire. Leggo un articolo su Il Sole 24 ore pubblicato martedi scorso su come affrontare la ripresa, dopo due mesi in cui, siamo stati soggiogati dal silenzio, dalle paure, dall'inattivita. E ora che si ricomincia? "Negare tutto, per riprendere la vita tale e quale a quella prima del lockdown. Contestare , perché non si è fatto abbastanza e le contromisure sono state assunte in ritardo. Amplificare i rischi, chiudendosi in sé stessi e modificando profondamente il rapporto con gli altri. La nostra psiche, in questa fase di “ripartenza” che proporrà comunque modalità di vita profondamente diverse rispetto al pre-Covid-19, rischia di diventare un coacervo di sensazioni e reazioni da gestire al meglio. E probabilmente non sarà facile, se quarantadue esperti mondiali hanno creato l’International COVID-19 Suicide Prevention Research Collaboration, segnalando dalle pagine di Lancet Psychiatry che si rischia una seconda pandemia, questa volta non infettiva, legata proprio all’impatto di quanto stiamo vivendo sulla psiche."Cosi si legge nell'incipit dell'articolo

“Nella fase della ripartenza ci troveremo probabilmente di fronte ad uno spettro variegato di reazioni comportamentali – spiega Mario Amore, direttore della Clinica Psichiatrica dell’Università di Genova- Si rischia infatti di alterare la percezione del rischio, che ovviamente è destinata a rimanere e con essa la necessità delle misure restrittive. Occorre prestare attenzione in particolare che non si crei una sottovalutazione dei potenziali problemi, con una minimizzazione dei pericoli che si associa ad un meccanismo di negazione dell’evento covid-19. A fronte di una accettazione intellettuale dell’infezione e dei possibili rischi connessi, si può realizzare una eliminazione della parte emotiva connessa al contenuto negato, per non parlare poi di un’altra modalità di reazione, quella della completa rimozione dell’evento, che porta a vivere come se nulla fosse accaduto”.

D’altra parte, se ci sarà chi alla ripartenza metterà totalmente da parte con un atteggiamento di sfida i due mesi trascorsi tra bollettini giornalieri su casi, guariti e decessi e permanenza a casa, c’è anche il pericolo che qualcuno “estremizzi” le ansia. Come? Attraverso un’eccessiva amplificazione nella percezione dei rischi legati ad esempio alla paura del ripresentarsi di nuovi focolai epidemici e conseguentemente al rifiuto pervasivo di qualsiasi forma di contatto con l’altro in grado di generare condizioni di ansia e panico del tutto ingiustificate.

La parola chiave per controllare tutte queste “ondate” più o meno irrazionali è equilibrio. Un equilibrio da cercare soprattutto in sé stessi. per far “pendere” la situazione in senso positivo.

Dunque bisogna riprendere in mano il filo del nostro equilibrio che magari in questi due mesi ci è caduto di mano e chissa dove si è nascosto. Essere equilibrati significa dunque riuscire a tradurre in comportamenti adeguati, tra libertà e rispetto delle misure di prevenzione, le proprie doti di resilienza, in parte naturali in parte acquisite anche grazie alle informazioni ricevute”.

In questo modo, probabilmente si potrebbe creare una sorta di “immunità psicologica di gregge, che consenta di superare il possibile effetto “irrealtà” che probabilmente si farà sentire su molte persone che hanno vissuto solo esternamente, per loro fortuna, l’avanzata di Covid-19. Ognuno, insomma, dovrà trovare la sua strada per la ripartenza, senza per forza scegliere radicalmente le modalità di comportamento.

Davvero interessante il tema dell'immunità di gregge ma questa volta di natura psicologica, cioè la capacità collettiva di influenzarci positivamente. Con un osmosi di comportamenti equilibrati che ci mettera tutti piu al sicuro.

Mentre pensavo di proporvi questa lettura interessante (grazie al Sole 24 ore) mi è venuta in mente una realtà affine all'argomento di cui vi vado a dire. Fin qui abbiamo letto una serie di riflessioni e di consigli scientifici che è destinata a tutti noi e a chi che con la propria psiche sta piu o meno bene. Ma in questi giorni abbiamo pensato spesso a chi convive da tempo con una malattia psichiatrica cui si è aggiunta la paura del virus. Persone che magari non hanno potuto frequentare centri dedicati che sono sollievo per loro e per i parenti, o persone chiuse in comunità. Ci riproponiamo di raccontarvi,appena la normalità di movimento ce lo consentirà, una esperienza associativa nell'estremo ponente di Genova. Si chiama Prato onlus la fotografia è tratta dalla loro pagina facebook ma c'è anche un sito molto esplicativo.Non vogliamo anticipare troppo riguardo le loro attività ma qualcosa si: l'associazione negli anni ha dato l'opportunita a queste persone fragili di avere una propria casa e li ha seguiti in diversi percorsi di autonomia. E la sperimentazione della libertà comincia ogni giorno nelle possibilità di incontro e di condivisione che la Prato organizza nell'arte, nello svago. In una sede sempre aperta. Ci ritorneremo.

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