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l'ORA DEL PRANZO PER I PIU PICCOLI, CAPOTAVOLA LA MONTESSORI


testo di Donata Bonometti

Lo so , mi sento una inadeguata a raccontare di Maria Montessori in un blog di buone pratiche e volontariato. Ma ho ascoltato ,un giorno per caso, il racconto di una insegnante montessoriana di come si organizza la mensa, l'ora del cibo, la convivialità anche fra bambini piccoli, e ho immaginato che quel che è una grande progetto di formazione, basato sulla creatività, pensato da una rivoluzionaria pedagogista degli inizi del Novecento, può essere buona pratica nelle nostre case. Gesti esemplari che possono diventare abitudine. Parlo alle mamma, alla mamma che sono stata, sempre di fretta che circondava il figlio piccolo di oggetti e stoviglie di plastica perchè non facesse danni alle cose e a se stesso, che preparava e spreparava le cene o le merende le colazioni, perchè se chiedevo di essere aiutata erano mugugni e conseguenti goffaggini e lentezze. Oramai in età che potrei essere nonna, mentre osservo giovani mamme sempre piu preoccupate a tutelare i propri figli da ogni imprevisto quindi con un controllo molto allenato, mi capita di cogliere il racconto di come si svolge il momento della mensa in una scuola elementare genovese, che ha una sezione Montessori. Ne resto affascinata.

Dunque partiamo dal principio montessoriano: l'apprendimento è un processo attivo in cui il bambino ha un ruolo da protagonista, quindi la scuola non è vissuta come un luogo di esclusiva riproduzione e trasmissione del sapere, ma come spazio di creatività. L'ambiente deve essere organizzato in base alle necessità dei bambini, ricco di materiali e proposte per realizzare esperienze concrete, per attuare un processo di sviluppo nelle forme del fare, del sentire, pensare agire esprimere comunicare, insomma piu che aule atelier laboratori, laddove i bambini non assimilino in modo passivo le conoscenze, ma le costruiscano da soli. "Aiutami a fare da me" è il motto delle Montessori.

E questo è il piedestallo. Se poi volete sapere di piu vi daremo link informativi alla fine.

Immaginiamoli a mensa. In azione.

Stoviglie di acciaio, forchetta coltello cucchiaio, brocche di vetro per l'acqua piatti di ceramica. Anche i piu piccoli devono imparare a maneggiare materiali delicati e a calibrare di conseguenza i proprio gesti per assimilare il controllo dell'errore. Per esempio se trascini le sedie fai un rumore che cogli essere inadeguato.....parliamo di bambini di 6 anni cui i piu grandi insegnano l'arte della tavola, sotto lo sguardo delle insegnanti. Bambini circondati dalla bellezza come voleva lei , la Montessori, che ne faceva l'elemento costitutivo della sua pedagogia, quindi stoviglie colorate dove si vedono subito le macchie, perchè i bambini in questa autonomia organizzativa imparano a non maltrattare cio che li circonda. Esempio: cercano di sporcare il meno possibile perchè poi tocca a loro spreparare e pulire. Mettendo quel che avanza nella raccolta differenziata, le stoviglie sporche in un carrello, raccogliendo il pane avanzato per gli amici animali. Questa Montessori l'ecosostenibilità ce l'aveva gia in testa 100 anni fa.

Gli arredi sono ,inutile ribadirlo, a misura di bambino, sedie facilmente spostabili, tavoli senza spigoli proporzionati rispetto alla statura dei bambini., scaffali bassi accessibili. Insomma l'autonomia come linea guida. Maria Montessori annotava che per un bambino apparecchiare, distendere una tovaglia facendo attenzione che penda dai quattro lati in modo equilibrato, posizionare al centro un piatto di portata comune da dove ognuno si serve "chiedono una gradazione di successive difficoltà di esecuzione ma che portano anche a una formazione graduale del carattere per la pazienza che richiede eseguirli e per le responsabilità che richiede portarli a compimento"

E poi l'educazione al cibo. Anche in questo caso non apriamo versanti che ci porterebbero a chissà quale riflessione socio psicopedagogica. Provengo dalla generazione pane e olio per merenda altro che snack. I nostri sono figli di mamme che in cucina, sovente, ci possono stare ben poco, spesso perchè arrivano sfinite a sera dopo giornate molto impegnative, quindi si mangiano piatti svelti e che piu incontrano i gusti dei piccoli commensali. Che se cominciano a lasciarti minestroni o polpettoni, la sera dopo ti rifugi per forza nelle patate fritte e i formaggi spalmabili. O altrimenti "rugnano" digiunando.

Nella mensa montessoriana anche no. I bambini devono imparare a mettere nel piatto quel che pensano di consumare, e se non amano un alimento piano piano, il giorno dopo, due giorni dopo, devono provare ad esplorarlo. Insomma una guida all'assaggio.

Penso a quando, ancora in attività a Il Secolo XIX, ero la cronista della scuola. Quante volte ho scritto di cassonetti della spazzatura davanti agli istituti scolastici, stracolmi di cibo rifiutato ancora integro ( pane frutta e via dicendo) e quindi eliminato . Quantità scandalose, un inno allo spreco. Si andava a caccia di accorgimenti , di soluzioni, da parte del Comune e dei vari assessori. Chissa se la situazione oggi è cambiata, se si è trovato modo di dirottare presso, per esempio, mense sociali. Resta alla base il rifiuto di un certo alimento da parte del bambino. Su questo la mensa montessoriana, senza rimproveri senza giudizi, aiuta. Dimenticavo: quando tutti sono seduti a tavola ci si augura Buon Pranzo.

Per sapere di piu

operanazionalemontessori.it

montessori-ami.org/countries/italy







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