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LE PAROLE DELLA CURA RECITANO SUL PALCOSCENICO


testo di Donata Bonometti

Le parole della cura non sono così complicate. Basta cercarle, anche salendo su un palcoscenico a recitare i pensieri che sgorgano dal profondo della paure e dei contrasti. A recitare una parte della quotidianità per trasferirla poi nei luoghi che si frequentano per guarire. Dal cancro principalmente, che rimane una malattia ancora per molti innominabile, ma anche da altre condizioni in cui si smarrisce per un po' la nostra validità, la nostra potenza. Quindi parliamo, recitando, di comunicazione. Tema molto di moda in una stagione dell'umanità in cui alla fin dei conti ci si parla poco.

Anna Solaro, da tempo è animatrice del Teatro dell'Ortica in Val Bisagno. Con il marito Mirco Bonomi che ne è il direttore artistico e il presidente. Un teatro di comunità diventato punto di riferimento culturale per Genova. Un palcoscenico d'essai riguardo i laboratori sociali. Avvalendosi della sua esperienza di terapeuta, Anna Solaro, che è attrice e regista, ha creato e coordinato momenti importanti di teatro coinvolgendo donne vittime di violenza, carcerati, persone con disabilità mentale. Un teatro che non riguarda solo la marginalità, ma tutti noi.

Anna Solaro alcuni anni fa ha incontrato il cancro e da allora ci chiacchiera in rete, lo descrive nei passaggi delle sue giornate, lo comunica a volte sovrapponendo gli stati d'animo legati alla malattia a simboli della vita consueta, la cucina, i giochi col gatto, l uncinetto, la ginnastica, gli amori familiari, il rifugio in alta montagna..... e da lì scendendo o salendo nel significato della vita.

Anna su facebook è seguita come una star, le sue riflessioni spopolano. Forse anche da questa esperienza ha pensato ad un laboratorio teatrale su I Versi della Cura, invitando ogni giovedi tutti coloro che gravitano nel mondo della malattia oncologica, radunati davanti al palcoscenico in una sorta di sala d'attesa ospedaliera. Quindi pazienti, amici e parenti di pazienti, medici, infermieri , os, tirocinanti e cittadini chiamiamoli sani...

Mi sono invitata a questa occasione di arteterapia, nell'inverno scorso, ci sono andata per prendere appunti per il blog che ora state leggendo, e alla fine, siccome ero anche io una malata oncologica allora sotto terapia, sono entrata nel cerchio.

La Solaro è una professionista di grande spessore, è responsabile del teatro sociale e alta formazione dell'Ortica, quindi sa coordinare questo spazio e i suoi abitanti con molta fluidità, aiutandoli a portare sul palcoscenico una recitazione a due in cui si rappresenta un conflitto ordinario per poi traslarlo a quello straordinario degli ambienti della cura. Si passano tre ore anche ridendo di gusto, riflettendo sulla sofferenza, ma per depositarla lì, senza sentirsene vittime. Si fa scrittura creativa e terapeutica, si gioca con la memoria, si inscena la propria rabbia, scacciandola.

E se la anticamera ospedaliera è oggettivamente un po spersonalizzante, dove ti chiamano con un codice numerato, dove l'oncologo ne vede cosi tanti che non puo avere a mente il tuo caso nei dettagli, dove si muovono, a volte scontrandosi con te, i momenti topici della cura, quindi la comunicazione della diagnosi, i tempi dell'attesa dei referti in itinere, i protocolli in cui ci si aggira con passi pesanti, qui sul palcoscenico dell'Ortica, ognuno è libero di affrontare la malattia come gli pare e piace, come meglio si sente e senza sentirsi giudicato. Si recita e si riflette sulla vita e sulla morte, se ne esce rinfrancati, se pur col pensiero che molto c'è da migliorare nelle relazioni di quella condizione umana. A partire da noi pazienti, che non sempre pazientiamo.


Tra i partecipanti al laboratorio di teatroterapia, che si è concluso come da foto in cui esplode tutto il nostro star bene insieme in una serata in trattoria, c'erano anche alcuni tirocinanti. Uno di loro ha costruito la tesi di laurea in terapia teatrale riprendendoci durante gli incontri e poi intervistandoci singolarmente. Questo lavoro, che noi abbiamo visto in anteprima e tutti ci siamo riconosciuti perchè ha la magica impronta della coralità, verrà proiettato oggi nell'auditorium di Molassana in via Geirato 2. Ci saremo anche noi del cerchio, risponderemo alle domande del pubblico, racconteremo, chi ne ha voglia chi se la sente, l' esperienza dell'Ortica, che non vuol dire parlare per forza di malattia. Ma anche dei suoi buoni effetti collaterali. Come la relazione. l'emozione. la fiducia. Eravamo gli uni sconosciuti agli altri. Ma lo stesso abbiamo toccato abissi di confidenza. Insomma siamo uno spettacolo e diventiamo uno spettacolo. Per concludere. Nadia, infermiera del pronto soccorso, fantastica disegnatrice ci ha regalato una striscia in cui, caricaturati, ci siamo tutti noi. Questo per dirvi, che si parla di cure palliative, ma anche di scherzi. Venite a vederci e sentirci.


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