SAN MARCELLINO. QUANDO L'ARTE E' UN FIORE DI STRADA

testo di Stefano Villa
La forza espressiva e creativa delle parole per combattere il disagio e aiutare le persone a ritrovarsi, anche nella poesia “…quell’arte di emozioni/uscite da un
inchiostro strusciato su un foglio,/che sia ricordato l’attimo di quell’emozione
del/poeta”. I versi di Scrivere Emozioni, come molti altri saranno pubblicati nel
nuovo libro Di Sogni e Di Segni che raccoglie le esperienze del laboratorio di poesia dell’associazione San Marcellino aperta alle persone senza dimora e nell’emarginazione. Come i bisogni primari anche le parole sono vitali e necessarie, per trovare linguaggi capaci di unire, condividere, sentire insieme perché ”Viviamo tutti sotto lo stesso cielo/ma non tutti abbiamo lo stesso orizzonte/ogni mano è colpevole di tutto il bene che non ha/fatto” ricordano i versi di Consapevolezza.
Al mattino le persone arrivano al Centro Diurno genovese di vico San Marcellino, traversa di via del Campo, per fare una doccia, lavare gli indumenti, prendere un caffè, essere ascoltate. Al pomeriggio gli stessi spazi si aprono per altri bisogni, quelli di potersi esprimere, riconoscersi in una poesia, in un disegno, un quadro, nel suono della musica. I laboratori che coinvolgono ospiti dell’associazione insieme a volontari
e operatori sono coordinati dal pittore Lorenzo Penco, artista che ha sempre lavorato, racconta “sul confine fra il segno pittorico e la scrittura, entrambi simbolici.
A volte in alcune persone i contenuti semantici si disgregano e si perdono, rimane solo il puro segno, allora si prova a riconnettersi con loro ricercando un linguaggio comune”. L’esperienza è iniziata quindici anni fa “con la pittura sperimentale, poi sono diventato responsabile di tutti i laboratori di San Marcellino, lavorando sul reinserimento sociale per mettere le persone in una nuova dimensione di progettazione di sé, di capacità verso obiettivi futuri, anche nella ricerca di lavoro e nel riprendere relazioni con il resto del mondo”.
Attività che costruiscono emancipazione e cultura per tutti, al confine fra servizi educativi e costruzione di
comunità accogliente che integra, conferma la ricerca su questi temi condotta con San Marcellino dall’Università di Bologna. I laboratori non si sono fermati nemmeno nella pandemia perché non sono “spazi ricreativi, ma di ricostruzione dell’identità, per riacquisire l’idea di sé e consolidarla così”. In quello di poesia per tener vivi i
legami si comunicava su whatsapp e sono nati così i versi del nuovo libro. Se il primo motore dell’associazione è condividere, incontrare e accogliere chi ha più bisogno, sono le stesse persone spesso a chiedere anche un altro tipo di accoglienza per esprimersi e ritrovarsi, “uscire dalla posizione costante del ‘bisogno’ che scolora l’identità, sovvertire la relazione di aiuto dando vita a gruppi misti con volontari e operatori dove le appartenenze di ruolo si sfumano, ognuno racconta e si coinvolge”.
Un clima che non cerca il riconoscimento in base alle capacità, ma sia in poesia che in pittura “l’autenticità nella voce di tutti, anche se non è un compito semplice, ci sono persone che hanno bisogno di silenzi, di non essere giudicate”. I
laboratori liberano la creatività individuale, ma danno forza anche a quella collettiva,
costruendo testi con le parole di tutti, oppure un quadro. “E’ più facile in pittura – dice Penco - e inevitabile nel laboratorio musicale, in poesia sono incursioni che
facciamo ogni tanto, più frequente lavorare sullo stesso tema”. Ad esempio su Genova, dal primo sguardo di chi arriva, a chi c’è nato ma non ha più la sua casa, oppure sulla valigia, simbolo e memoria di traslochi, fra luoghi, cose, ricordi perduti o ritrovati
Accanto ai tre laboratori storici ne è nato uno recentemente di riprese video e montaggio. In ogni laboratorio fra le 6 e le 12 persone che variano. “Da chi s’affaccia per un po’ a chi li frequenta tutti o quasi. Nella pandemia si è formato un
gruppo più allargato su whatsapp, tutt’ora aperto con 22 persone. A distanza esprimeva la necessità impellente di raccontarsi”. Nell’imperversare del Covid non è stato facile neanche lavorare sui bisogni primari. “Le strutture, dormitori compresi, sono rimaste aperte giorno e notte, sempre con spazi di emergenza per le persone
positive, per accogliere e far stare al sicuro, aumentando gli spazi disponibili per fare stanze singole”. San Marcellino ha dovuto invece chiudere le attività della socializzazione in presenza e in un video il gruppo musicale ha registrato i pezzi di una comunità capace di esistere malgrado il virus. E la vitalità inarrestabile di questa
coesione artistica e umana traspare anche dai libri che ne raccolgono le esperienze: dopo l’antologia Sogni e Convinzioni del 2015 con le voci di tanti protagonisti dei laboratori sulle letture pubbliche e i reading il nuovo libro Di Segni e Di Sogni che raccoglie le poesie composte e condivise durante il virus, accompagnate dai disegni
“o meglio dagli schizzi a matita nel lockdown, quando potevamo incontrarci solo
all’aperto, espressi dal laboratorio pittorico. Testimoniano l’essenziale, come i testi
più importanti della chat”.
I laboratori del Centro Diurno di San Marcellino sono aperti al pomeriggio, in giorni e
orari fissi per consolidare le abitudini alla relazione: lunedì la pittura dalle 14 alle 17,
martedì la musica dalle 14.30 alle 16.30 e ogni due mercoledì la poesia dalle 16 alle
18. San Marcellino presenterà il nuovo libro Di Segni e Di Sogni, in fase di editing e
correzione delle bozze, fra gennaio e febbraio prossimi.