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SORSEGGIANDO UN CALICE DI PROSECCO CON LA MORTE


testo di Stefano Villa

Seduti a sorseggiare insieme un tè, un caffè o un calice di prosecco, discorrendo di un tema impensabile per le atmosfere conviviali: la morte. Che naturalmente si tende a rimuovere, a esorcizzare con la scaramanzia rivelando la nostra profonda incapacità di affrontarla. “Invece è una tappa certa della vita che va liberata dall’omertà di una paura non elaborata e paralizzante che riguarda anche la malattia grave, socialmente respinta come la morte. Per questo bisogna imparare a parlarne, ad averne consapevolezza” dice Monica Zancani, presidente dell’associazione di volontariato Braccialetti Bianchi che insieme alle molte attività a sostegno delle persone ammalate nelle fasi terminali della vita e dei bisogni dei pazienti e dei familiari, propone iniziative culturali a Genova. Tra cui anche i Death Cafe, incontri e perfomance fra gli aromi del caffé o del tè per dialogare liberando la morte dalla nebulosa di paure, incertezze e rimozioni, per ricordarci che è una tappa naturale dell’esistenza ed esserne consapevoli aiuta a vivere meglio ogni momento del nostro presente.

I Death Cafe, ideati dall’inglese Jon Underwood, ispiratosi agli studi dell’antropologo elvetico Bernard Crettaz, si sono diffusi nei Paesi nordici, in Gran Bretagna, Francia, Stati Uniti . I primi death cafè si inaugurano a Bologna alcuni anni fa

A Genova i Braccialetti Bianchi dal 2017 hanno iniziato a organizzarli all’interno di bar o locali del centro storico e poi, per la pandemia del Covid anche online sulla piattaforma Zoom, ma sempre con l’obiettivo di sdoganare la morte dall’oscurità “e accendere tante piccole luci sui suoi diversi aspetti, toccando interpretazioni sempre diverse che ci rendano piu liberi”. Normalmente agli incontri partecipa una ventina di persone con un facilitatore che tratta il tema della morte legato alle esperienze professionali e di vita e incoraggia il dialogo e il dibattito. “Abbiamo avuto – dice Monica Zancani - psicoterapeuti, scrittori di gialli, tanatologi, medici del Gaslini a parlare anche della morte di un bambino, accompagnatori spirituali, attori e il prossimo Death Cafe sarà il laboratorio teatrale Le Parole del Silenzio condotto dal teatroterapeuta Antonio Carletti” L’appuntamento è per sabato 26 febbraio dalle 17 alle 19.30 a Genova nell’ex abbazia di San Bernardino (cancello) vicina alla piazza del Carmine.

Gli accompagnatori spirituali affiancano i malati, soprattutto a fine vita, accogliendo tutte le istanze che ogni persona porta nel suo bilancio esistenziale, nel desiderio di raccontarsi. “Interrogativi spirituali che richiedono un ascolto profondo. Morire è anche una questione di relazione di fronte al tempo che finisce, di trovare pace, perdonare gli altri, perdonarsi, avvertire la relazione di fede nella religiosità o nell’uomo, nell’amore, nel lavoro e le domande su ciò che accadrà dopo”.

Nel Death Cafe con Antonio Carletti i partecipanti saranno protagonisti del laboratorio, in uno spazio a cerchio. Carletti è un volontario dei Braccialetti Bianchi e sta preparando anche un progetto, insieme a tutta l’equipe dell’hospice del Gaslini guidata dal dottor Luca Manfredini, al musico terapeuta Luca Bistolfi e all’artista espressiva dei colori Anna Cau, con le tecniche di teatro terapia per i genitori che hanno perso un bimbo, per aiutarli a dar voce a un dolore troppo profondo .

L’associazione Braccialetti Bianchi è nata nel 2015 da un gruppo di volontari già in servizio all’interno dell’Hospice Maria Chighine del policlinico San Martino di Genova con il quale dal dicembre 2016 ha una convenzione e dal 2019 opera anche all’Hospice pediatrico Il Guscio dei Bimbi dell’istituto Giannina Gaslini.

L’associazione sostiene i reparti di cure palliative, gli hospice. Raccoglie fondi per finanziare hospice, interventi domiciliari e la medicina integrativa, arte terapia, musico terapia e meditazione con diverse iniziative, il 5 per mille e il sostegno di una serie di fondazioni sui progetti. Per esempio racconta la presidente Zancani “la fondazione Alberto Castelli che sostiene i bambini e le persone fragili ci supporta nella realizzazione di un laboratorio narrativo, costruendo insieme ai genitori fiabe e musicoterapie anche fuori dall’hospice”. Il nome Braccialetti Bianchi rimanda direttamente al braccialetto che identifica un paziente in ospedale. “Scegliere di chiamarsi così - spiegano all’associazione – significa attribuire un valore diverso al braccialetto bianco, non più un numero, ma elemento prezioso che lo contraddistingue come unico e irripetibile con i propri bisogni che vanno profondamente ascoltati, soprattutto nel fine vita” .

L’associazione Braccialetti Bianchi è in salita San Bartolomeo del Carmine 4/5 a Genova.

Parte il 7 marzo il corso per formare i volontari. Per iscriversi e avere informazioni

tel. 3458363973 ; e-mail info@braccialettibianchi.org ;

www.braccialettibianchi.org ; Facebook www.facebook.com/BraccialettiBianchi.org

Instragram www.instagram.com/braccialettibianchi/

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